Innovazioni accademiche: come sto mettendo in pratica la Slow Academia

Giulia Ganugi
4 min readSep 23, 2021

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Photo by Ross Findon on Unsplash

È arrivato il momento di riprendere i tre articoli che ho già pubblicato e di parlare di nuovo di cultura lavorativa in accademia. Vi avevo raccontato il mio percorso, da una situazione di cattiva salute mentale, alla presa di consapevolezza, alla strategia che ho scelto per prendermene cura.

Riparto proprio da qui, da quella strategia che non deve essere solo individuale, ma collettiva, perché il problema di cattiva salute mentale in accademia è collettivo, nelle cause che lo provocano e negli impatti che produce sugli individui e sulla società.

Lentamente, moltз accademicз — soprattutto giovani — ne stanno prendendo consapevolezza, decidendo di non nascondere situazioni personali di disagio. Si stanno diffondendo ancora maggiori azioni di ricerca, sia sulla salute mentale dellз dottorandз sia dellз accademicз in generale. A metà settembre ho partecipato a una conferenza dal titolo “How to be a researcher in the XXI century”, dove Francesca Peruzzo ha parlato di accademia come sistema neoliberale e delle sue ricerche che intersecano problemi di salute mentale e disabilità fisica; dove Inge van der Weijden, ricercatrice senior all’Università di Leiden, ha presentato i risultati di una ricerca svolta sullз dottorandз olandesi nel 2020, da cui risulta che il 47% (quasi la metà!) dellз partecipanti soffre di disturbi di salute mentale; dove è stata invitata Virginia Magnaghi, una delle studentesse che si è fatta portavoce di un discorso forte sul sistema dell’eccellenza durante la cerimonia dei diplomi alla Scuola Normale di Pisa (qui il video). Il tema della salute mentale non viene più nascosto.

Personalmente ho trovato nell’approccio della Slow Academia le fondamenta per il cambiamento del mio metodo di lavoro e lo stimolo per contribuire al cambiamento della cultura lavorativa in accademia.

Per quanto riguarda il mio modo di lavorare, ho cominciato a dire “no”. Le richieste sono sempre tante, a volte sicuramente sarebbero anche opportunità per me. Ma quando sento — e per fortuna ho imparato a percepire i campanelli d’allarme del mio corpo e della mia mente — che aggiungere un ulteriore impegno, con relativi pensieri, scadenze e pressioni, sarebbe troppo da gestire, allora dico “no, non riesco in questo momento”, oppure rinuncio a qualcosa che era già tra i miei impegni, in ogni caso alleggerendo il carico.

Il vantaggio, però, è che posso dire dei sì: al tempo libero, a passioni diverse dal lavoro, al tempo passato con le persone care. Inoltre, più evito di rispondere alle mail alla domenica o dopo le 19:00 di sera, più le persone con cui lavoro si abituano a rispettare i miei tempi e spazi.

A proposito di passioni, ormai è un anno che porto avanti il mio progetto sociologico su Instagram. All’inizio, uno dei timori più forti era quello di non riuscire a essere costante. Invece lo sono stata, perché ho capito che per rimanere motivata nel lavoro e sentirmi utile per gli altri, ho bisogno di comunicare la scienza e la ricerca in modo diverso da quello che viene usato tradizionalmente in accademia e che — sappiamo — ha spesso il grosso problema di rimanere all’interno delle mura universitarie.

Anche il mio contributo al cambiamento dell’ambiente accademico ha a che fare con il sentirmi utile, ma più nello specifico utile per studentз, dottorandз e assegnistз di ricerca, ovvero tuttз coloro che l’ambiente accademico lo vivono quotidianamente, spesso senza avere una rete di supporto o anche solo dei punti di riferimento a cui rivolgersi per consigli e dubbi.

Così ho creato uno spazio. Digitale, perché vorrei non avesse confini sul territorio nazionale e fosse capace di includere da nord a sud, dall’entroterra alle isole. Orizzontale, perché non importa essere studentз, dottorandз, assegnisз o ricercatorз e non importa a quale ateneo o dipartimento si appartenga: in questo spazio si è tuttз allo stesso livello. Aperto, perché possa arricchirsi costantemente di nuovi ingressi e nuovi contributi. Rispettoso, perché la regola alla base di tutto è l’inclusione delle identità e la volontà di spronare chiunque a fare quello in cui crede.

Ho pensato di coinvolgere e invitare, prima di tutto, persone che studiano, ricercano e lavorano nei settori sociali e umanistici, perché sono i più prossimi a me e per timore che allargarlo a tutti i settori accademici avrebbe potuto causare confusione. Sfrutto questa prima fase per imparare come animare il gruppo, come coinvolgere i membri e come organizzarci, in modo da allargarlo quando avrò già valutato opportunità e criticità di questo primo momento.

Questo spazio — digitale, orizzontale, aperto, rispettoso — si trova su Discord e si chiama Accademia Innovativa. Se ti ritrovi in quanto ho scritto finora, se svolgi la tua attività nel settore sociale o umanistico, e se semplicemente hai voglia di conoscere altre persone potenzialmente interessate ai tuoi temi e con le tue stesse esperienze, ti aspetto qui.

In Accademia Innovativa è possibile confrontarsi sui propri studi e ricerche, condividendo punti di vista, metodologie di ricerca, strumenti di lavoro e strategie per preservare la propria e altrui salute mentale. Tra gli altri, c’è un canale per gli annunci e uno per gli eventi, dove è possibile trovare e/o condividere webinar, workshop, conferenze, call for papers, candidature per phd, iscrizioni per summer e winter school. C’è un semplice canale di networking dove conoscersi. E c’è un canale vocale dove fare le pause caffè insieme. Ma come scrivevo prima, lo spazio è in evoluzione e in base ai bisogni dei membri potrà cambiare e arricchirsi.

So che questa è una piccola azione, rispetto agli enormi cambiamenti necessari nel sistema accademico. Però credo che, come tutti i cambiamenti, si parta così, instillando nuove modalità lavorative e comportandoci noi stessi in modo diverso. Lentamente la cultura lavorativa accademica, competitiva e alienante, cambierà. E sarà anche grazie a queste piccole azioni di collaborazione.

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Giulia Ganugi
Giulia Ganugi

Written by Giulia Ganugi

Sociologa e ricercatrice. Mi occupo di innovazione sociale, governance, modelli di welfare e cittadinanza. Qui scrivo del mio viaggio nella società.

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